Emerso un giro d’affari milionario: incastrati una serie di «professionisti» che sono ora indagati a piede in libero. Un commercialista a capo della banda
Erano le farmacie il loro obiettivo, una scelta consapevole attuata con una serie di sottili stratagemmi. Si appropriavano degli esercizi in difficoltà senza alcuno scrupolo: «Hanno rubato la mia dignità di professionista trasformando la mia vita in un incubo e lasciandomi addosso delle cicatrici difficili da guarire», riporta IlMattino raccogliendo lo sfogo di uno dei più noti farmacisti salernitani vittima di un «sistema» che si è lentamente insinuato nella sua attività professionale e nella vita della sua famiglia per «svestirla» di tutti i beni, personali e commerciali, e al tempo stesso tirare sempre più il laccio dello strozzo.
Ma il professionista non si è arreso e non si è fatto intimorire, tanto da denunciare tutto. E così la procura di Salerno e la Direzione investigativa Antimafia hanno scoperto un giro d’affari milionario che ha portato gli inquirenti a scovare una serie di «professionisti» che sono ora indagati a piede in libero. Il gruppo, un commercialista, alcuni avvocati, mediatori finanziari e imprenditori del settore farmaceutico, aveva messo su una holding criminale di livello che, stando a quanto è emerso nel corso delle indagini, sarebbe riuscita ad acquisire almeno una decina di farmacie, molte delle quali nel capoluogo, le altre in provincia.
Secondo il racconto del farmacista salernitano, che ha consentito alla Dia di incastrare i responsabili attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali e di salvare così la sua attività commerciale, ci sarebbe stato un unico dominus, un commercialista salernitano appunto, che avrebbe organizzato un «sistema» per «risollevare» le farmacie dopo le due crisi di liquidità dovute ai mancati pagamenti delle Asl (avvenuti tra la fine dello scorso millennio e l’inizio del 2000) ed insinuarsi a poco a poco in tutte le loro attività prima con l’elargizione di finanziamenti, con interessi usurai, attraverso una società lussemburghese, poi con l’imposizione di forniture, riporta IlMattino, da una «propria» società di distribuzione del farmaco disposta a concedere credito anche in presenza di pregressi insoluti e incassando interessi sui crediti, a volte anche emettendo fatture per consegne mai eseguite.
Fatture delle quali, talvolta, le farmacie non si sono neanche rese conto dal momento che la contabilità era quasi sempre tenuta dal dominus. Così, quando l’attività era al collasso, interveniva un imprenditore di una nota famiglia impegnata nel settore turistico, che acquistava le farmacie a poco prezzo e anche i debiti bancari. Debiti che poi non venivano pagati, obbligando gli istituti di credito a rifarsi sugli stessi venditori i quali, a loro volta, sono stati costretti a pagare con i «miseri» proventi della vendita delle proprie attività, debiti di cui pensavano essersi liberati.
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